I lavori sulla statale 110

I lavori sulla statale 110

Non volevo scrivere, anche perché molte volte non sai davvero come stanno le cose, si rischia di toccare corde o sensibilità che non conosci del tutto. Ma mi sono imbattuto in un articolo a dir poco imbarazzante sull’ex-statale 110 (fonte “ViviCity”, 27-06-2022).

“Gli interventi sono previsti tra i comuni di Pizzo, Maierato, Monterosso Calabro e Capistrano, in provincia di Vibo Valentia […] Non si sa ancora nulla, invece, sul tratto franato nella notte tra il 4 e 5 ottobre 2018 nel comune di San Nicola da Crissa. Dopo quasi quattro anni, la strada continua a rimanere chiusa.”

Cosa sta succedendo a San Nicola? Soprattutto, come mai nessuno ne parla? Qualche articoletto qua e là, quasi per ricordare che la strada è ancora interrotta e la colpa è dell’ANAS che non provvede, punto.

Sono 4 anni che un’arteria fondamentale per il nostro territorio è interrotta e isola il nostro paese ancora di più. I cittadini residenti e i turisti estivi sono costretti a percorsi tortuosi per raggiungere posti di lavoro, aeroporto, stazioni ferroviarie, ospedali, centri commerciali, luoghi di svago.

Il tutto sta portando a una diminuzione significativa e ormai costante dei rientri estivi. In particolare, chi non ha legami affettivi finisce per preferire mete con meno disagi e più servizi e i periodi di permanenza nel nostro paese si riducono sempre di più.

In 4 anni si poteva e si doveva fare qualcosa di diverso. La butto lì, una variante sul tratto franato, anche con l’intervento del comune, magari bypassando l’ANAS… insomma, in 4 anni anche i nostri forestali avrebbero fatto un’autostrada.

La frana ha interessato meno di 100 metri, quante risorse ci sarebbero volute per rendere percorribile il tratto? O mi è sfuggito che ci hanno deviato (come alternativa) su una strada a scorrimento veloce con 4 corsie?

Non voglio crocifiggere nessuno, sarebbe facile prendersela solo con l’ANAS o con gli amministratori del nostro paese. Molto probabilmente la colpa vera è nostra, noi che ci adagiamo su tutto, come quei neonati che si riaddormentano con la ninna nanna e una carezza sulle spalle della propria mamma. L’abbandono, il partire, non è solo lasciare il paese, è anche il restare e non fare, non costruire, non migliorare e lasciare che altri pensino al posto nostro. Altrimenti, per parafrasare l’amico Vito, è meglio la partenza. E ancora più importante diventa la “tornanza”, soprattutto quando gli ultimi affetti più cari non popoleranno più le nostre rughe.

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